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Il referendum Cgil sul Jobs act divide il Pd. Schlein: “Firmerò, altri non lo faranno”

6 mesi fa 6
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Anche Elly Schlein firmerà il referendum promosso dalla Cgil contro il Jobs act. La segretaria del Pd lo conferma intervenendo alla Festa dell’Unità a Forlì, spiegando che «molti del Partito Democratico firmeranno, altri legittimamente non lo faranno. Io mi metto tra quelli che firmeranno – annuncia - non potrei fare diversamente visto che era un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l'anno scorso».

E ricorda che «ero in piazza con la Cgil nel 2015 ed è il secondo referendum per l'articolo 18». Insomma, non poteva sottrarsi a un gesto di assoluta coerenza rispetto alla sua storia politica. Chi l’ha votata nei gazebo si aspetta una linea conseguente e, d’altra parte, Schlein non ci sta a farsi scavalcare a sinistra da Giuseppe Conte. Il presidente 5 stelle è stato il primo a mettere la sua firma sotto ai quesiti proposti dal sindacato di Maurizio Landini, lo ha fatto simbolicamente il Primo Maggio a Portella della Ginestra e ancora ieri sottolineava come il Jobs act abbia «favorito la moltiplicazione dei contratti a tempo determinato e creato un orizzonte di vita precaria».

Dopo di lui hanno firmato anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, con il leader di Sinistra italiana che ha invitato la leader dem a «farei i conti con il passato» e «chiudere una volta per tutte la stagione renziana». Cosa che Schlein sta cercando di fare, a dispetto delle resistenze interne. Ex ministri come Lorenzo Guerini, che aveva «sconsigliato» la firma del referendum, e Graziano Delrio, che aveva avvisato di non essere pronto a nessuna «abiura» di uno dei provvedimenti simbolo del governo di cui aveva fatto parte. Così come Marianna Madia, che aveva parlato di «referendum sul passato» e «damnatio memoriae».

Schlein li ha ascoltati e ha tirato dritto.

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