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Juve, vista sugli ottavi

4 ore fa 1
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BRUGES. C’è Bruges e ci sono i suoi canali: la piccola Venezia del Nord ti accoglie così, strade strette dove il Natale non se ne è ancora andato e il freddo che punge. La Juve bussa alla porta di una squadra in salute - diciotto sono i risultati senza sosta e senza macchia dei nerazzurri - e bussa alla panchina di un giovane tecnico, Nicky Hayen, gran tifoso di Alessandro Del Piero e, oggi, alla guida di un club in cerca di gloria europea.

Il Bruges e i bianconeri si sono incrociati già quattro volte e sono sempre stati fuochi d’artificio: nell’aprile del ’78 la Juve del Trap lasciò, qui, il bottino più prezioso - la sconfitta 2-0 nel ritorno capovolse il verdetto e spinse i belgi dentro la finale di Coppa dei Campioni, poi, persa con il Liverpool - e nelle quattro occasioni i marcatori juventini non sono stati mai banali, da Bettega fino a Nedved, Trezeguet e il già citato Del Piero. Bellezza e qualità: palla a Thiago Motta. Bella è stata la versione della nuova Juve sabato pomeriggio allo Stadium davanti al Milan, efficace dovrà essere quella di questa sera per mettere un piede nei playoff per gli ottavi e, allo stesso tempo, tenere accesa la speranza di metterlo già negli ottavi se ad un eventuale esito positivo qui nelle Fiandre Occidentali dovesse aggiungersi un altrettanto brindisi tra una settimana contro il Benfica.

Bellezza e qualità: la prima è nella possibilità di scelta che, per Motta, è come festeggiare una ricorrenza a cadenza ridotta. Là davanti, si fa la conta e il risultato sbanca: Yildiz ha recuperato dal fastidio muscolare, Conceicao ha viaggiato con i compagni, Weah scalpita, Nico Gonzalez si sdoppia, Mbangula cresce, Vlahovic si interroga. «Non contano i minuti giocati, conta come li giochi: meno quantità e più qualità», può dire, oggi, Thiago. Nello stadio dove lunga è la lista di idoli, poi, arrivati da noi in Italia - da Carlos Bacca a Perisic a De Keteleare - si annuncia una formazione bianconera camaleontica e pronta a cambiare interpreti in corso d’opera.

A Bruges la versione della nuova Champions si accompagna ai calcoli: siamo arrivati al penultimo giro della prima fase e, sullo sfondo, gli algoritmi raccontano di una quota dodici per entrare negli spareggi di febbraio, diciassette o diciotto per oltrepassare il dentro fuori e aspettare le altre, comodamente, a marzo. La Juve ha raccolto 11 punti, i belgi uno in meno: chi vince vola. Motta vede, e ha ragione, «un gruppo in crescita...». E Thiago vede il primo traguardo concreto della sua missione dietro l’angolo: a Riad è andata male, in campionato non è tempo di giudizi, dall’Europa può arrivare un segnale ingombrante.

"Juve, netta vittoria sul Milan nel risultato e nel gioco. Finalmente"

Vlahovic o Nico Gonzalez, la soluzione del rebus ruota attorno ad una preferenza che è uno spartiacque: e se ci mettiamo il nome di Kolo Muani - in questa prima parte di Champions non può giocare per regolamento - lo spartiacque diventa una questione filosofica. Non è un caso che la Juve migliore sia nata con un attaccante che abbia nel suo Dna il dialogo con il resto della compagnia: il ritorno dell’argentino ha dato una mano a cambiare rotta. Bellezza e qualità: la insegue Thiago, la cerca il collega che tifava Juve da ragazzo. A Bruges, chi si sente più vero degli altri tifa Cercle, seconda, ma più antica società. A Bruges, Motta può scrivere nel suo diario bianconero la data del primo obiettivo di un’avventura diversa: gli ottavi sono a portata di mano, bisogna capire come, tra poche ore ne sapremo di più.

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