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Tajani: “Nessun futuro per Hamas a Gaza. Passare dalla tregua alla pace fra due Stati”

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GERUSALEMME. Un cauto ottimismo, ma la necessità di proseguire su questa strada verso il raggiungimento della pace. È il sentimento che ha accompagnato ieri tra Gerusalemme, Tel Aviv e Ramallah, la visita del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Primo esponente di un governo straniero ad arrivare in Israele dopo l’entrata in vigore della tregua, Tajani ha avuto incontri con il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar, con il presidente Herzog oltre che con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, e a Ramallah con il premier e ministro degli esteri dell’Autorità nazionale palestinese Mohammad Mustafa.

L’occasione della visita è stata anche l’indizione di un forum economico dedicato al rilancio del partenariato economico fra Italia e Israele e al rafforzamento della presenza italiana imprenditoriale in Medio Oriente, anche per contribuire alla ricostruzione e alla ripresa nella regione che potrebbero scaturire dal cessate il fuoco a Gaza e in Libano e dalla caduta del regime di Assad in Siria.

Tajani è convinto che su Gaza si stia andando verso la strada giusta. «L’Italia - ha detto il ministro - è convinta della bontà della tregua che può rappresentare un momento fondamentale per invertire la tendenza negativa che c’è stata in questi ultimi anni in Medio Oriente; dopo la tregua in Libano, il cambio di passo che c’è stato in Siria, l’elezione di Aoun in Libano, arriva questa decisione di sospendere il conflitto e tutto questo deve essere prodromico a un cambiamento di situazione in questa parte del mondo. Noi vorremmo che finita la guerra si potesse procedere dove eravamo rimasti il 6 di ottobre e si ripartisse con gli accordi di Abramo per poter finalmente dare stabilità a questa area, con una soluzione due popoli e due stati, per dare a Israele e Palestina mutuo riconoscimento».

Un impegno, questo, che è stato riconosciuto a Tajani dal premier Mustafa, che ha molto apprezzato l'impegno della leadership italiana nel continuare a sostenere la Palestina. Soprattutto in un momento nel quale l’Autorità nazionale sta cercando di essere riconosciuta come unica interlocutrice palestinese. A tal riguardo Mustafa ha informato Tajani degli sforzi compiuti e dei preparativi per l'istituzione di un'autorità indipendente per la ricostruzione di Gaza con i Paesi donatori e le istituzioni internazionali.

Tajani è stato categorico: l’Autorità di Ramallah, a cui arriveranno altri dieci milioni oltre ai quindici già stanziati in aiuti, è l’unico interlocutore, non potrà essere Hamas a governare la Palestina, ribadendo la disponibilità, in una eventuale missione di pace a guida araba, a fornire donne e uomini delle forze armate italiane. Dopotutto i carabinieri sono già impegnati a Gerico nella formazione della polizia palestinese e il riconoscimento dei soldati italiani all’interno dell’Unifil è universale e di tutte le parti. A breve arriveranno anche i camion di aiuti nell’ambito della missione Food for Gaza.

Il ministro degli Esteri, che è convinto che fino a quando ci sarà Hamas non ci sarà lo stato palestinese, insiste che bisogna passare dalla tregua alla pace. In qualche senso, il ministro Sa’ar non ha smentito la cosa, parlando della necessità di una diversa attitudine dell’Autorità nazionale palestinese, di una diversa Autorità. Un processo non veloce, minato da tentativi di destabilizzazione, ma necessario. Come una fase di transizione che per prima cosa riunifichi la Palestina, a guida araba con la partecipazione di Paesi che siano graditi sia agli israeliani che ai palestinesi, tra questi sicuramente gli italiani.

Non si può però discutere di Israele e Palestina, di Gaza, senza un occhio a quello che succede intorno. Il cambiamento in Libano è sicuramente positivo. Il ministro degli Esteri israeliano Sa’ar ha ribadito l’impegno a rispettare la tregua, ma Hezbollah ancora oggi è al di sotto del fiume Litani, violando gli accordi. Tajani ha ricordato che l’Italia sostiene fortemente la pace, parlando della probabile necessità di cambio delle regole, con l’Unifil a Sud del Litani fino al confine israeliano e l’esercito libanese a Nord.

Sulla Siria Tajani insiste: l’Italia è favorevole alle moratorie sulle sanzioni e a monitorare nel tempo successivo l’evoluzione della situazione, per la stabilità e la pace in Medio Oriente.

Nel dibattito politico sia interno in Italia che con Israele è entrata anche la questione del mandato di arresto per Netanyahu da parte della Corte penale internazionale, richiesta che l’Italia ha annunciato che non rispetterà. Per Tajani, c’è una immunità, come rivendicato anche dalla Francia per il premier, «ora bisogna pensare alla pace», e dal punto di vista politico «l’idea di arrestare il capo di un governo eletto legittimamente in questa fase credo non aiuti la pace». Inoltre, secondo il ministro, ci sarebbero problemi di carattere pratico.

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