Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Kuleba: “È finito il mondo delle regole. Lo choc più duro lo pagherà la Ue”

4 ore fa 1
ARTICLE AD BOX

«Preparatevi alla guerra. La nostra guerra non finirà facilmente come si pensa. Quella che coinvolge voi è un’ipotesi più che reale. Ascoltate i generali». Sono i giorni più lunghi per l’Ucraina che combatte e attende il suo destino. Dmytro Kuleba, l’ex ministro degli Esteri che insieme a Zelensky è stato l’immagine di un Paese fiero, capace di fare diplomazia e convintamente filo-occidentale, guarda l’insediamento di Trump mentre è in viaggio. Prova a immaginare «la rivoluzione che aspetta il mondo».

Sta andando a Washington?
«No, no. Washington è impegnata anche senza di me. E non voglio complicare troppo il primo giorno di mandato, troppe cose da fare...».

Tra i pochi leader presenti, non c’era Zelensky. Il nuovo presidente non ha detto neppure una parola sull’Ucraina nel discorso. È un brutto segnale?
«La tradizione degli Stati Uniti, in verità, non implica la presenza di ospiti stranieri all’inaugurazione. Quindi, l’America ha avuto una scusa per non invitare Zelensky. Ma l’importante è ciò che succederà domani e dopodomani».

Cosa significa la nuova era Trump?
«Prima di Trump, i leader occidentali sostenevano di voler difendere un ordine mondiale basato sulle regole. Ora, invece, Trump si batterà per un ordine basato sugli interessi. Questa è la principale differenza che porterà: se il tuo interesse è più importante della regola, dimentica la regola. È un cambio molto scomodo per il resto dell’Occidente. Il nuovo leader provocherà numerosi choc, ma alla fine il mondo sopravviverà».

Putin, tra gli altri, si è congratulato con lui. Prevede che Trump farà concessioni troppo generose al leader russo?
«Anche Putin è contro le regole, ma per ragioni diverse: vuole riscrivere quelle volute dall’Occidente. Il peggior sgarbo che Trump potrà fare a Putin sarà di concedere l’adesione dell’Ucraina alla Nato. Così facendo, riconoscerà che la Russia ha diritto di veto. Ma per noi, senza la piena integrazione dell’Ucraina nell’Ue e nella Nato, la prossima guerra sarà solo questione di tempo».

Molti governi europei sono irritati dal fatto che Trump possa farvi negoziare velocemente con Mosca. Temete una pace ingiusta per voi?
«Non ci sarà una pace rapida in Ucraina. Nei prossimi mesi, Zelensky e Putin daranno segnali costruttivi a Trump per coinvolgerlo, ma c’è un grande divario tra questo e la conclusione di un accordo. La guerra continuerà perché Putin crede ancora di poterla vincere. Qualsiasi pace che lascerà territori e cittadini ucraini sotto il controllo russo sarà ingiusta. Ma il punto non è tanto l’equità: è una lotta per il potere. Aspettiamo di vedere, nell’accordo finale, l’equilibrio degli interessi di Ucraina e Russia. Poi, decideremo quanto sarà vicino alla giustizia».

Vi aspettate che Meloni vi aiuti con Trump?
«Personalmente, sono un fan della premier Meloni come leader politica e credo che potrà aiutare l’Ucraina. Zelensky e lei hanno costruito un rapporto straordinario, che in questo caso è fondamentale».

Siete pronti alla pace? O ci sono ancora territori da riconquistare?
«Nessuno vuole la pace più dell’Ucraina. Ma deve essere una pace vera. Se ci sarà un cessate il fuoco, poi un accordo di pace da premio Nobel, e poi Putin attaccherà di nuovo, tra qualche anno, questa non è la pace di cui l’Ucraina ha bisogno. Oggi, a Putin non serve la pace. Può fingere uno sforzo, mentre il suo esercito continuerà ad avanzare. Crede che Ucraina e Occidente siano deboli, e che alla fine sarà lui a prevalere».

Secondo lei, come sarà questo accordo di pace?
«Non sono un mago. So solo che la Russia negozierà per ottenere terra, denaro (stop alle sanzioni e ai beni congelati) e contro il nostro ingresso nella Nato. Tutto il resto è secondario per loro. Come andrà a finire, lo dirà l’Arte della diplomazia».

Il piano di pace di Trump e Kellogg prevede di congelare la situazione sul campo. In sostanza: Donbas ai russi, ma anche parte degli Oblast di Zaporizhzhia e Kherson. Insomma, più territorio di prima. Alla fine, sarete costretti a rinunciare a pezzi di Ucraina?
«Nessuna leadership politica può rinunciare alle terre sancite dalla Costituzione. Il problema è che le nostre terre sono incluse in due Costituzioni: quella ucraina e quella russa. Nel caso della Russia si tratta di un’annessione illegale, ma a Putin non importa. Per quanto ne so, la Russia non ha mai negoziato ciò che ritiene le appartenga. Quindi, sarà un incubo diplomatico trovare una soluzione sul terreno».

La creazione di una zona cuscinetto tra voi e la Russia potrebbe davvero funzionare? Magari con truppe europee?
«L’idea della zona cuscinetto è fallita nel 2016-2020 e fallirà di nuovo. La linea del fronte in Ucraina è lunga 3 mila chilometri. Se l’Europa è pronta a reperire così tante truppe, è la benvenuta. Ma il prezzo di questa missione di pace sarà al di là della vostra immaginazione. Il che mi porta alla domanda successiva: vi lamentate di non avere soldi per sostenere la lotta ucraina, poi trovate miliardi per una missione di pace? Non ha più senso dare questi soldi all’Ucraina, per lasciarla continuare a combattere senza mettere a rischio i vostri soldati?».

Quali errori, se ce ne sono stati, sono stati commessi dall’Ucraina e quali dagli alleati occidentali, in questi tre anni?
«La politica della non-escalation è stato il peggior errore dell’Occidente. Alcune decisioni cruciali sono state prese troppo tardi. Potevamo vincere la guerra nel 2022, inizio 2023, ma l’Occidente è stato troppo lento nel reagire. L’Ucraina, invece, avrebbe dovuto investire di più nella produzione di armi proprie già molti anni fa».

L’Ue è davvero pronta a sostenervi, se gli Usa si ritirano?
«L’Europa ha le risorse, ma non crede in se stessa, questo è il problema. Trump sarà una sveglia: o l’Ue prende in mano il suo destino o crolla. Stiamo per assistere a “La Forza del Destino”. L’Europa ha eccellenti aziende della Difesa, ma i governi non investono abbastanza. Se domani Putin attaccherà l’Europa e Trump dirà “problema vostro”, l’Europa perderà la guerra. E attaccherà, se vincerà in Ucraina. Non sto esagerando. Non ascoltate i politici, che hanno paura della verità, perché i loro indici di gradimento crollerebbero. Ascoltate l’intelligence e i generali. Quello tedesco ha già detto che Putin sta preparando un esercito in grado di combattere la Nato».

Parliamo di lei, che cosa fa da quando si è dimesso?
«Continuo a vivere a Kiev con la mia famiglia. Ho accettato una borsa di studio ad Harvard. E una docenza da professore associato a Sciences Po, in Francia. Ma entrambe sono “non-resident”, quindi faccio anche consulenza ad aziende. E sto cercando di essere utile nel mio Paese, per tenere alto il morale degli ucraini. Sono molto attivo, anche sui social media, ce n’è gran bisogno».

Può dirci le ragioni per cui ha lasciato il ministero? È stata una scelta o è stato costretto? Non l’abbiamo mai capito.
«Il Presidente mi aveva chiesto di andarmene e così ho fatto. Ha il diritto di nominare e licenziare il ministro degli Esteri. Io rispetto la Costituzione. Posso solo dire che il mio addio non ha nulla a che fare con la politica estera. È stata una questione puramente interna».

Leggi tutto l articolo