Se in dieci anni l’Italia è cambiata, lo stesso può dirsi di Sergio Mattarella: dal 2015 a oggi il presidente ha sfoderato lati sorprendenti (e insospettabili) della sua personalità. Ha guadagnato in esperienza, polso, prestigio. Si è ingigantito soprattutto nell’immaginario collettivo. È diventato strada facendo il personaggio pubblico di gran lunga più popolare, con un livello di consenso tale nel Paese che nessuno oserebbe sfidarlo. Perfino nella gestualità, nella postura del corpo, Mattarella mostra oggi piena padronanza del ruolo, come se non avesse mai fatto altro nella vita. Un piccolo esempio: non si limita più a leggere i discorsi scritti, come faceva all’inizio, forse per timore di perdere il filo. Ora spesso procede a braccio, oppure interviene anche senza preavviso. Si concede strappi dal forte impatto simbolico: testimonial della Repubblica al Festival di Sanremo, in pieno Covid da solo e con la mascherina all’Altare della Patria, inzuppato sotto la pioggia per applaudire gli azzurri alle Olimpiadi parigine. A suo modo, Mattarella è un’icona «pop». Ma quando si presentò a Montecitorio per giurare la prima volta (oggi cade l’anniversario), quasi nessuno lo conosceva.
Sì, certo, aveva fatto il giudice della Consulta dopo una carriera da ministro nella defunta Dc e, prima ancora, suo fratello Piersanti era stato assassinato dalla mafia. Se ne diceva un gran bene nonostante il suo principale sponsor per il Quirinale fosse Matteo Renzi, allora segretario Pd. Nessuno tuttavia seppe prevedere che quel giurista così riservato, apparentemente timido, curvo sotto il peso della nuova responsabilità, perfino troppo ammodo per rapportarsi a certi protagonisti, si sarebbe trasformato in castigamatti o, se si preferisce, in domatore di leoni: ammansiti, resi innocui e infine accompagnati alla porta l’uno dopo l’altro. Mattarella ha trovato il coraggio di sfidare i populisti rischiando perfino l’impeachment. Ha estratto dal suo cilindro Mario Draghi quando serviva un colpo di magia. E adesso che governa Giorgia Meloni, riesce a rappresentare tutti nel nome della Costituzione. Quasi un miracolo. L’Ufo di dieci anni fa, l’oggetto misterioso della politica, oggi è diventato il suo centro di gravità permanente.