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Se non ci fossero loro, le suore, che rappresentano il 50 per cento della forza operativa nella Chiesa, probabilmente tutte le strutture educative, caritative e pastorali che ci sono sparse sul pianeta si fermerebbero. Eppure Papa Francesco con le religiose a volte scivola in un linguaggio spontaneo che sfiora il terreno del sessismo. Non è, infatti, la prima volta che la sua ironia durante le udienze, specie quanto parla a braccio, finisca per essere interpretata in modo negativo. In questi undici anni di pontificato rivolgendosi alle consacrate le ha appellate in vari modi. Per esempio «zitelle e zitellone», prendendole bonariamente in giro, quasi volesse mettere in evidenza la tendenza di queste donne votate alla vita religiosa a diventare bisbetiche, e usando per descriverle il peggior clichè sessista da tempo messo al bando dal politicamente corretto.
Stamattina, invece, Papa Francesco davanti ad un gruppo di religiose che si occupano di educazione, si è lasciato andare e le ha esortate a non essere acide, a non avere «la faccia d'aceto.
A volte nella mia vita ho trovato qualche suora che aveva la faccia di aceto e questo non è affabile, questo non è una cosa che aiuta ad attirare la gente. L'aceto è brutto e le suore con faccia di aceto, non parliamone!».
DIAVOLO
Ma non si è fermato lì perchè il Pontefice le ha pure messe in guardia dal dialogare con il diavolo: «Per favore, dialogate con tutti, tranne che con il diavolo. Il diavolo viene nella comunità, guarda le gelosie, tutte quelle cose che sono di tutti gli umani, non solo delle donne, di tutti, e il diavolo va lì. Con il diavolo non si dialoga. Capito? Con il diavolo non si dialoga».
Gli incidenti di percorso non sono mancati. Una volta incontrando le suore della Curia Generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice Bergoglio ha voluto sottolineare di non aver scelto di diventare madri per abbracciare la vita religiosa: «Persone che hanno lasciato tutto, hanno rinunciato al matrimonio, hanno rinunciato ai figli, alla famiglia... e finiscono – scusate la parola – per essere 'zitellone', cioè mondane, preoccupate per quelle cose... E l’orizzonte si chiude, perché dicono: 'Questa neanche mi ha guardato, quella mi ha insultato, quella...'. I conflitti interni che chiudono. Per favore, fuggite dalla mondanità spirituale. E anche dallo status: 'Io sono religioso, io sono religiosa...'. Esaminare questo. È il peggio che può accadere».
Poco tempo prima, davanti a 800 suore arrivate in Vaticano da tutto il mondo in rappresentanza di 1900 ordini religiosi per l'assemblea dell'Uisg, l'organismo di rappresentanza, le ha apostrofate: «Siate madri, non zitelle: la castità deve essere feconda».
Ma le battute più salaci a Bergoglio sono uscite durante le messe mattutine nella cappella di Santa Marta che faceva ogni mattina fino al periodo del Covid. Per un certo periodo si era fissato sulla scarsa attitudine dei cristiani al buonumore nonostante il dono della fede che dovrebbe, invece, apportare gioia. «Non è mica possibile annunciare il Vangelo con quelle facce triste e funebri». Si era anche lamentato per «le facce di certi cristiani da peperoncino acido». Eppure proprio sull’acidità del carattere è andato giù duro soprattutto con le suore, le segretarie parrocchiali (che a causa dell’asprezza respingono quei giovani che bussano alla porta per avere informazioni sul matrimonio) e, alcune volte, anche con i frati.