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Terre rare in Italia, la miniera di Silius verso la riapertura: ecco dove si trova e quanto può fruttare

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Le cosiddette terre rare, al centro delle trattative fra Ucraina, Russia e Stati Uniti verso un possibile accordo di pace, sono anche in Italia. Precisamente in Sardegna, dove la storica miniera di Silius, a 50 chilometri da Cagliari, sta per riaprire. Grazie all’iniziativa del geologo bresciano Umberto Gioia, il sito, ricco di fluorite, tornerà operativo dopo decenni di inattività, segnando così una nuova fase per l’industria mineraria in Italia. La notizia è stata diffusa dal Corriere della Sera.

Il progetto, al culmine di un lungo percorso durato oltre dieci anni, ha visto la nascita della Mineraria Gerrei, una società creata dalla collaborazione tra la Sma Srl e la Edilmac Srl, con il sostegno finanziario di Aruba, leader italiano nel settore dei servizi cloud. Un investimento di circa 50 milioni di euro porterà alla creazione di circa 100 posti di lavoro nel sito estrattivo.

Quanto può fruttare la miniera di Silius

Nella miniera di Silius si trovano oltre 3 milioni di tonnellate di fluorite, un minerale fondamentale per la transizione ecologica, utilizzato come elettrolita nelle batterie agli ioni di litio. L’obiettivo è iniziare l’estrazione entro la fine del 2025, con una produzione annua prevista di almeno 70.000 tonnellate di fluorite e 6.800 tonnellate di galena.

Il progetto ha ricevuto un ulteriore impulso grazie al decreto Materie Prime Critiche 84 del 2024, che mira a ridurre la dipendenza dell’Italia dai mercati del Sud America, Africa e Cina per i minerali strategici per l’industria tecnologica e la transizione energetica. Pur non essendo ricca di terre rare, l’Italia punta a valorizzare le risorse minerarie interne come parte della sua strategia per il futuro.

Umberto Gioia ha dichiarato: «Le materie prime critiche sono essenziali per il settore industriale europeo e il nuovo decreto mira a garantire un approvvigionamento sicuro. Oltre alla semplificazione delle procedure, è cruciale creare un dialogo trasparente con il territorio per evitare contrapposizioni e favorire una corretta informazione».

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