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Pier Ferdinando Casini, la guerra in Ucraina dura da tre anni. E ora come uscirne?
«Questa è una guerra che non doveva mai essere fatta. Sono caduti sul terreno migliaia e migliaia di morti, mandati allo sbaraglio dagli uni e dagli altri. Ma il responsabile di questo massacro è uno solo e si chiama Putin».
Non sembra questa però la lettura prevalente oggi. Ha visto che Trump sostiene che ha scatenato tutto Zelensky?
«È Putin che ha violato le regole della legalità internazionale, è lui che ha occupato il Donbass e la Crimea, ed è lui che s’illudeva di prendere l’intera Ucraina nel giro di qualche giorno».
Perché questa evidenza non è riconosciuta da tutti?
«Perché è in corso un gigantesco capovolgimento della verità».
Zelensky non ha qualche colpa?
«Sì, la più grande è quella, per i suoi detrattori, di non aver accettato di scappare. Per me, questo è stato un merito e la storia gliene renderà atto».
Ha appena detto il presidente ucraino che è pronto a dimettersi «immediatamente», se il suo Paese viene fatto entrare nella Nato. Lei che cosa pensa di questa mossa?
«Penso che, in un momento in cui tutti giocano, Zelensky fa benissimo a stare al gioco. E soprattutto, considerando che i territori persi non saranno mai riconquistati, il problema è lo status futuro dell’Ucraina. Perché noi abbiamo il diritto, come europei, di essere garantiti sul fatto che tra qualche anno, una volta accettata la tregua, Putin non ricominci prendendo di mira qualche altro territorio ai confini con la Russia. Il tema è quello delle garanzie per la sicurezza futura dell’Ucraina ed è questo il tema che riguarda noi europei da vicino».
Lei vede in Europa una mollezza o un’incoscienza modello Monaco 1938?
«Io vedo che tra qualche giorno, per qualcuno, la narrativa sarà quella secondo cui Zelensky ha invaso la Russia e Putin si sta difendendo: una vergogna assoluta, che contraddice tutti i valori dell’Occidente, almeno quelli per cui si è spesa la mia generazione».
L’Ue, rispetto all’Ucraina, ha fatto o non ha fatto ciò che ci si aspettava facesse?
«Ha compiuto il suo dovere. Più di così, non poteva fare. E ha agito in termini economici, come sostegno al Paese aggredito, più degli Stati Uniti. Il problema è che l’Europa è affetta da nanismo politico. Ed è singolare che, a rimproverarglielo, siano proprio quei sovranisti che rifiutano di delegare potere all’Unione europea».
Non le sembra che Meloni sia diventata più tiepida, tre anni dopo, nei confronti dell’Ucraina?
«Constato un imbarazzo crescente del governo. Per fortuna l’altro giorno, alla convention dei conservatori americani, la premier ha avuto la dignità di dire che l’Ucraina va difesa. Per qualcuno, questo è il minimo che Meloni dovesse fare. Per altri, come il sottoscritto, non era così scontato, visto che il clima che si respirava in quella convention. Mi auguro che Meloni utilizzi il suo rapporto con Trump per difendere le ragioni dell’Europa e non per assecondare l’onda che rischia travolgere l’Occidente».
Guardi però che Meloni ha condiviso il discorso anti-europeo di Vance.
«Il vice-presidente americano ha detto che dobbiamo difendere la nostra identità cristiana: lo dice anche Putin. La questione non è questa. È quella di difendere l’idea di una democrazia liberale in cui chi vince non è il padrone e deve accettare i pesi e contrappesi. Qui c’è una insofferenza verso ogni forma di controllo democratico che è preoccupante».
Non le sembra che anche Schlein non si stia più immolando alla causa ucraina?
«Sono reduce dalla manifestazione degli ucraini a Roma. Dove il Pd ha detto parole inequivocabili. Il resto è un processo alle intenzioni».
Renzi sul Messaggero ha minimizzato a proposito delle divisioni tra Pd e M5S sull’Ucraina e sostiene che per fare una coalizione non bisogna fossilizzarsi troppo sulle differenze in politica estera. Condivide?
«Ho una visione diversa. La politica internazionale è determinante. Non si può essere credibili, nel fare un programma di governo, senza una considerazione condivisa su ciò che accade nel mondo e su quale debba essere il nostro ruolo nello scenario globale».
Ultima questione: che cosa si aspetta dalla Germania di Merz?
«Credo che una Germania più stabile sia essenziale all’Europa e possa renderla più forte sul fronte ucraino».