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«Se avete bisogno che io lasci questa sedia, sono pronto a farlo. E posso anche scambiarla con l'adesione dell'Ucraina alla Nato». Il 24 febbraio 2022 iniziò l’invasione dell’Ucraina ordinata da Vladimir Putin. Tre anni dopo Kiev non è ancora capitolata e Volodymyr Zelensky, che secondo la disinformazione russa poche ore dopo l’aggressione sarebbe dovuto essere già in fuga, è ancora alla guida del Paese. Ieri, però, per la prima volta, nel corso di una conferenza stampa con la stampa internazionale, ha ipotizzato le sue dimissioni, mentre da Mosca, cinicamente, è partito un violentissimo attacco aereo con i droni.
Zelensky ha prospettato un cambio alla presidenza ucraina con abilità dialettica, lasciando aperti vari scenari: «Sarei felice di rinunciare alla presidenza se fosse per la pace dell'Ucraina e posso anche scambiare la mia posizione con l'adesione dell'Ucraina alla Nato. Se l'Ucraina non entra nella Nato, servono finanziamenti per un esercito da 800.000 uomini». Una condizione - quella dell’entrata nell’Alleanza atlantica - del tutto indigesta per il Cremlino.
SVOLTA
Da quando Donald Trump ha parlato al telefono con Putin, sta ripetendo la stessa frase: «In Ucraina bisogna votare, Zelensky è un dittatore». In effetti, dal punto di vista formale il mandato di Zelensky, eletto nel 2019, è scaduto, ma con la legge marziale in vigore e con una guerra in corso non è possibile andare al voto. Putin però ha chiesto in più occasioni la rimozione del presidente ucraino e Trump (ma anche Vance) si è schierato su questa posizione. Bene, ieri per la prima volta c’è stata un’apertura di Zelensky. La sua frase va soppesata: vero che chiede in cambio un risultato enorme che Putin e Trump non sono disposti a concedere - l’entrata dell’Ucraina nella Nato - ma in realtà il suo discorso è più articolato e a un certo punto si limita a dire «in cambio della pace». Oggi i vertici dell’Unione europea (Von der Leyen e Costa) saranno a Kiev. Proprio il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, convocherà per il 6 marzo a Bruxelles, un vertice Ue straordinario sull’Ucraina e sulla Difesa europea. Zelensky ieri ha fatto anche altre richieste, a partire da un incontro con Trump. «Dobbiamo parlare. Penso che questo incontro debba essere equo, cioè avvenire prima che Trump veda Putin». Per i prossimi giorni è stato ipotizzato un nuovo incontro a Riad, dopo quello del 18 febbraio, tra le delegazioni russa e americana. Si è parlato di martedì prossimo, ma Mosca ha smentito.
A Kiev sono in corso altre trattative tra il governo ucraino e gli Usa sul contratto legato allo sfruttamento delle risorse minerarie. Steve Witkoff, inviato del presidente Trump, ha dichiarato alla Cnn di aspettarsi che un accordo venga siglato «questa settimana». Ha aggiunto: «Il presidente ucraino si rende conto che abbiamo fatto molto e che questo accordo deve essere firmato. Gli Stati Uniti sono molto vicini" a raggiungere un accordo di pace per risolvere la guerra. Vedrete concessioni da entrambe le parti». In realtà nella conferenza stampa di ieri Zelensky ha messo dei paletti a proposito dell’accordo sui minerali e alla richiesta di 500 miliardi di dollari di Trump: «Stiamo facendo dei progressi, ma non firmerò qualcosa che sarà pagato da dieci generazioni di ucraini. Siamo comunque pronti a condividere le risorse, ma ci aspettiamo che prima Washington assicuri che Vladimir Putin ponga fine alla guerra». Non è semplice il dialogo dopo che il presidente americano lo ha chiamato «dittatore». Replica di Zelensky: «Non definirei certo le parole usate da Trump come un complimento. Ma uno si sentirebbe offeso dalla parola “dittatore” se fosse un dittatore. Non lo sono. Sono il presidente legalmente eletto». Non vuole poi interrompere il dialogo con gli Stati Uniti e con l’Europa: «Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l’Ucraina. Ciò è possibile con l’unità di tutti i partner. Ci vuole la forza di tutta l’Europa, la forza dell’America». Putin, nel frattempo, ieri ha detto di essere stato mandato da Dio: «Il destino ha voluto così, e così ha voluto Dio: difendere la Russia, una missione difficile quanto onorevole è stata posta sulle mie spalle».
ATTACCHI
E poi c’è la guerra, che si trascina da tre anni. Nella notte tra sabato e domenica la Russia ha lanciato 267 droni contro l’Ucraina. Secondo l’aeronautica di Kiev non erano mai stati così tanti in un solo attacco. Ha scritto su Facebook il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuri Ignat: «138 droni sono stati intercettati dalla difesa aerea e altri 119 sono stati persi senza causare danni». In un comunicato separato pubblicato su Telegram, l'esercito spiega che diverse regioni, tra cui Kiev, sono state «colpite». Tre feriti nella regione di Odessa. Un attacco missilistico russo ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nell'Ucraina centrale.