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Eredità Agnelli, per i tre fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann sequestro da 74 milioni

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C’era il pericolo che le somme già distratte al fisco italiano dalla famiglia Agnelli - tra i redditi non dichiarati da Marella Caracciolo fino alla sua morte e le imposte di successione non pagate dai tre nipoti prediletti sull’eredità ricevuta - potessero essere ulteriormente “disperse”.

Per questo il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Torino, su richiesta della Procura, ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili fino all’importo di 74,8 milioni di euro. Il provvedimento è a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann, dello storico commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen, incaricato di amministrare il patrimonio della moglie dell’avvocato Gianni Agnelli. 
 

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Eredità Agnelli, i sequestri

I reati contestati - a seconda delle posizioni - sono frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. È stato “blindato”, con le indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria torinese della Guardia di Finanza, il pilastro su cui si fonda il castello accusatorio dei pm: la residenza di Marella Caracciolo in Svizzera era fittizia, in quanto “lady Fiat” «aveva stabile residenza in Italia almeno dal 2010». Quindi, si prolunga ulteriormente il lasso temporale nel quale la moglie di Angelli si sarebbe sottratta alla tassazione italiana. In un primo momento, infatti, era stata contestata l’evasione relativa solo al periodo compreso tra gennaio 2018 e il 23 febbraio 2019, data del suo decesso. Tuttavia, il primo anno utile ai fini dell’accertamento fiscale è il 2015, in quanto le annualità comprese tra il 2010 e il 2014 sono ormai prescritte.


IL DISEGNO CRIMINOSO
Dall’analisi dei pc sequestrati e del cosiddetto “manuale della truffa” trovato durante le perquisizioni, nonché dalle testimonianze degli ex domestici della Caracciolo, è «emersa l’esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio, e i relativi redditi, alle leggi successorie e fiscali italiane». A quantificare la somma di 74,8 milioni di euro si è arrivati percorrendo due strade. La prima è una presunta evasione dell'Irpef per circa 42,8 milioni sulla rendita vitalizia che percepiva periodicamente Marella (circa 29 milioni fra il 2015 e il 2019) e su redditi di capitale (circa 116 milioni di euro) derivanti da attività finanziarie di trust con sede alle Bahamas. La seconda è il prodotto delle analisi sulla massa ereditaria, che è stimata in almeno 800 milioni di euro: ci sono le quote di un fondo di investimento lussemburghese, il patrimonio di una società sempre del Lussemburgo, le spartizioni post mortem fra eredi di quadri, opere d'arte e gioielli considerati di notevole valore. In questo caso, mettendo nel conto anche il mancato versamento in Italia dell'imposta di successione, si parla di tributi evasi per circa 32 milioni. 


LA DIFESA
Lo staff legale dei fratelli Elkann fa presente che «il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti. Peraltro, non soddisfa i requisiti previsti dalla legge perché, tra l'altro, non c'è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni». Gli avvocati affermano che «le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili». «Nel merito, si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita». 


L'inchiesta ha preso le mosse da un esposto presentato a Torino il 23 dicembre 2022 da Margherita Agnelli, figlia di Marella e mamma di John, Lapo e Ginevra Elkann. È da decenni che la donna combatte una dura e variegata battaglia legale sull'eredità del padre e sui suoi strascichi. Sullo sfondo resta il controllo di Dicembre, la cassaforte di famiglia da cui dipendono tutte le società del gruppo. Ora gli accertamenti condotti dai pm subalpini sembrano avere confortato almeno una delle sue tesi: la residenza svizzera di Marella era fittizia. Nel corso della perquisizione eseguita la scorsa primavera è stato recuperato, nello studio del commercialista Ferrero, un vero e proprio “manuale”, senza data e senza firma, su tutti gli accorgimenti da adottare per far credere che “lady Fiat” dimorasse in terra elvetica. Non solo. Nelle ultime settimane gli inquirenti hanno ricostruito le attività di un “family office” in Svizzera: un gruppetto di collaboratori che, su indicazione della famiglia, provvedeva a tutte le incombenze, dal ritiro della corrispondenza alle operazioni sui conti correnti. 

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