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Sergio Mattarella parla al passato ma si riferisce al presente. E quando rammenta i protezionismi che infiammarono il mondo tra le due guerre, nell’auditorium dell’Università di Marsiglia nessuno ha dubbi: il presidente italiano sta lanciando l’allarme.
Se la Storia insegna qualcosa, è l’avvertimento, dai dazi di Donald Trump non possiamo attenderci nulla di buono. Idem dallo smantellamento sistematico degli organismi internazionali su cui si è retta finora la pace: negli anni Trenta fu la Germania nazista (seguita dal Giappone e dall’Italia) a mettere in crisi la Società delle Nazioni. Oggi le superpotenze giocano di nuovo a Risiko spartendosi le aree di influenza nel pianeta, con Putin che invade l’Ucraina e Trump che avanza pretese dalla Groenlandia a Panama alla Striscia di Gaza. Sulla loro scia s’infilano «novelli corsari», Mattarella li definisce proprio così, i quali tentano di impadronirsi del web e dello spazio. In tutto questo l’Europa che dice, cosa sta facendo?
Mattarella pone la domanda in termini insolitamente crudi. Sebbene il presidente rifiuti di invadere i ruoli altrui, è chiaro che il suo punto interrogativo interpella l’intera classe politica e di governo. Testuale: «L’Unione vuol essere soggetto o oggetto? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”?».
Liberi o servi, non si scappa. Già, perché nella deriva attuale è giunta l’ora di scegliere «tra essere “protetti” o essere “protagonisti”». E pure in questo caso a Marsiglia, nella platea di studenti e di professori, tutti hanno inteso il messaggio: chi divide l’Europa, chi non si schiera sui dazi, chi cerca di sfilarsi magari nel tentativo di giocarsela in proprio, ci rende subalterni; svende i valori su cui poggia il Vecchio Continente nonostante sventoli bandiere sovraniste; rischia di farci rivivere le tragedie del Novecento.
Al Palais du Pharo, dove ha sede l’Università di Aix-Marseille, il capo dello Stato è andato a ricevere una laurea honoris causa dalla Facoltà di Legge e Scienze Politiche, segno del prestigio di cui gode Oltralpe. Dopo l’inno di Mameli e l’immancabile Marsigliese, ha iniziato la sua lectio magistralis nella lingua di Rabelais salvo proseguire nell’idioma di Dante. È entrato subito in tema: «Oggi assistiamo a fenomeni di protezionismo di ritorno. La presidente della Commissione Ue pochi giorni fa ricordava che, solo nel 2024, le barriere commerciali globali sono triplicate in valore».
Le frontiere si stanno chiudendo non solo per i migranti ma pure per le merci. Era già accaduto dopo la grande crisi finanziaria del 1929 in America e dal protezionismo, annota Mattarella, derivò il secondo conflitto mondiale. La pace si costruisce sui valori di libertà, non sui cedimenti. Piegarsi oggi a Putin sull’Ucraina significherebbe ripetere l’errore del 1938 quando l’appeasement con Hitler portò alla guerra anziché alla pace.
Per Mattarella il paragone col Terzo Reich regge eccome. Ma c’è dell’altro: «Oggi come allora si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle». Guarda caso, Trump ha ripudiato l’Organizzazione mondiale della Sanità e giusto di ieri è il ritiro degli Usa dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite (Unhcr). Un ulteriore colpo alla credibilità Onu.
Il passaggio più duro del suo discorso in terra francese Mattarella l’ha riservato ai «neo-feudatari del Terzo Millennio», ovvero i «novelli corsari che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parte dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio, nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle libertà democratiche».
Il primo riferimento è ai multimiliardari che, grazie al controllo delle piattaforme social, manipolano le pubbliche opinioni. C’è Elon Musk tra di loro, ma non è l’unico. Di bucanieri dello spazio, tuttavia, ne esiste uno solo, dunque il cerchio si stringe intorno al nuovo profeta della tecno-destra. A chi lo spalleggia in Italia saranno fischiate le orecchie.