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«Boccia, foto manipolate contro Sangiuliano». I messaggi alla moglie sulla relazione con lui

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Il pressing che Maria Rosaria Boccia ha esercitato sull’ex ministro Gennaro Sangiuliano è stato incessante e a 360 gradi, per questo le viene contestato dalla Procura di Roma il reato di «minaccia ad appartenente a Corpo politico», oltre a quello di lesioni aggravate. L’imprenditrice di Pompei era arrivata al punto di manipolare le foto che la ritraevano all’interno del Ministero della cultura, per far credere che frequentasse spesso quel palazzo. Inoltre, «pubblicava abitualmente, senza il consenso di Sangiuliano, foto private» con lui e «simulava la sua presenza in luoghi frequentati privatamente» dall’allora ministro. Le pressioni esercitate a partire dall’agosto scorso fino ad oggi (perché i pm specificano che «la condotta è ancora in corso»), sono consistite anche nell’aver tentato di «contattare ripetutamente la moglie di Sangiuliano, con chiari riferimenti alla sua relazione extraconiugale con il marito». Per questo motivo la Procura ha chiesto ai carabinieri del nucleo investigativo di Roma di cercare nei dispositivi informatici sequestrati sabato scorso alla Boccia «chat intercorse tra l’indagata e utenze in uso alla moglie di Gennaro Sangiuliano, Federica Corsini, e all’amica Melania Rizzoli (moglie del defunto Angelo Rizzoli ed ex vice presidente della Regione Lombardia, ndr), incluse registrazioni audio e video».

LE RITORSIONI

I carabinieri hanno acquisito la chat integrale tra l’indagata e l’ex ministro, per «ricostruire l’avvio della relazione affettiva e il relativo sviluppo patologico, gli episodi penalmente rilevanti e cercare riscontro» a quanto denunciato dalla vittima in Procura alcuni giorni fa. Gli inquirenti vogliono capire «i motivi che abbiano eventualmente spinto (Boccia, ndr) alla richiesta ritorsiva, nonché motivato l’aggressione subita» il 17 luglio scorso da Sangiuliano. Forse, quindi, ci sono altre ragioni che avrebbero indotto l’imprenditrice a minacciare l’allora capo del Mibact, «in modo da turbarne l’attività», oltre alla volontà di «ottenere il conferimento della nomina a consulente per i Grandi eventi, incarico - si legge nel capo di imputazione - di diretta collaborazione del Ministro. In particolare, dopo la fine della relazione affettiva extraconiugale con Sangiuliano e dopo aver appreso che la bozza del decreto di nomina firmata dal Ministro era stata bloccata per sua stessa volontà». È emerso infatti che contattava ripetutamente gli uffici del Mibact «per conoscere gli esiti della procedura di nomina». Tant’è vero che i militari hanno acquisito le chat intercorse tra la 41enne e il personale amministrativo in servizio presso la segreteria particolare di Sangiuliano e il suo Ufficio di Gabinetto. Dopo essere stata “silurata”, sui social e suoi media sosteneva di avere informazioni compromettenti sul Ministro e di avere avuto accesso a «documenti riservati del Ministero». Ora gli investigatori hanno il compito di verificare se siano illazioni. Resta il fatto che Sangiuliano è indagato dal Tribunale dei ministri di Roma per rivelazione e diffusione di segreto d'ufficio e peculato (in quest’ultimo caso in relazione al presunto uso di denaro pubblico per pagare viaggi alla sua ex consulente e darle dei passaggi sull’auto blu).

Come strumento di pressione, oltre ai messaggi inviati alla moglie, l’imprenditrice lo aveva «informato di una sua presunta gravidanza». Perciò i carabinieri hanno avuto l’incarico di acquisire documenti e mail sullo «stato clinico della gravidanza, incluse visite di controllo», si legge nel decreto di perquisizione. Il 2 agosto scorso Sangiuliano le scrive: «Sono arrivato al punto di non farmi problemi se tu fossi incinta di me, anzi sarei stato felicissimo». Mentre una settimana dopo lei aggiunge: «Sarai libero di viverti questa esperienza come vorrai nel rispetto di tuo figlio». Le indagini chiariranno anche questo aspetto: se ci sia stata realmente una gravidanza e come si è conclusa.

«OPERATIVA. IO NON HO PAURA»

Boccia, dopo alcune ore di blackout per la perquisizione e il sequestro di cellulari e pc da parte dei carabinieri, ha pubblicato la foto pubblicitaria di due smartphone nuovi e la scritta «operativa», come sottofondo musicale “Io non ho paura” di Fiorella Mannoia. La palla passa ora agli inquirenti che dovranno verificare il contenuto dei 15 device trovati nell’abitazione dell’imprenditrice a Pompei: tre cellulari, un tablet, due pc, numerose schede sim, oltre ai famigerati occhiali spia utilizzati per effettuare video non consentiti all'interno della Camera dei deputati. Un lavoro al termine del quale potrebbe scattare l'avviso a comparire per la 41enne negli uffici della Procura capitolina.

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