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Ucraina, flop del super-razzo russo: fallito il test dell'ultimo missile. E Zelensky porta a Biden il suo piano per la pace

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Non è un caso che Volodymyr Zelensky cominci la sua settimana in terra statunitense con una visita domattina allo Scranton Army Ammunition Plant in Pennsylvania, la fabbrica che produce i proiettili che l’esercito di Kiev usa nella guerra contro l’invasione russa. Il presidente ucraino, che parlerà all’Assemblea Generale dell’Onu mercoledì mattina, vuole ringraziare le centinaia di operai della fabbrica, che guarda caso si trova nella città di Joe Biden e in uno Stato in bilico, i cui voti elettorali saranno determinanti per decidere la vittoria di Kamala Harris o Donald Trump alle presidenziali del 5 novembre. Il valore simbolico di questa visita non sfugge, come non sfugge che Zelensky abbia appuntamenti con Joe Biden giovedì, mentre nel resto della settimana vedrà anche Harris e Trump, terrà colloqui bilaterali con esponenti del Congresso, per poi incontrare i rappresentanti delle aziende americane del settore della difesa. Una settimana fittissima, nella quale il presidente ucraino intende presentare a Joe Biden il progetto di pace che avrebbe «completato al 90%», e nel quale – secondo quanto riportato da Bloomberg – si prevede l’invito all’Ucraina ad aderire alla Nato e l’impegno degli Stati Uniti a fornire costantemente «armi moderne».

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IL PROGETTO

Il suo progetto è quello di tenere una nuova conferenza di pace a novembre, stavolta con Mosca, la quale però ieri ha annunciato che non vi parteciperà: «L’inapplicabile formula Zelensky», ha affermato la portavoce della diplomazia Maria Zakharova, sarebbe «un ultimatum sulla nostra capitolazione». Le richieste di una continua fornitura di armi – in particolare degli Atacms, i missili balistici tattici a corto raggio – arrivano dopo che il Parlamento Europeo ha già approvato una risoluzione che chiede di rimuovere le restrizioni sull’uso delle armi occidentali in Ucraina, e che consentirebbe a Kiev di utilizzarle anche su obiettivi militari legittimi all’interno della Russia.

LA GIORNATA

Zelensky volava verso New York ieri, mentre giungevano notizie sulla guerra e sugli esperimenti nucleari russi. Almeno 21 persone, tra cui un bambino di otto anni, sono rimaste ferite a Kharkiv dopo che le forze di Putin hanno sganciato una micidiale bomba a vela su un condominio. Kiev ha anche reso noto che nella notte i russi avevano lanciato 80 droni di fabbricazione iraniana e due missili, 71 dei quali sono stati abbattuti e sei sono stati deviati, mentre continuano ad intensificare gli attacchi sulla rete energetica in vista dei mesi invernali. Dal canto loro pare che gli ucraini abbiano colpito in Crimea un aeroporto militare dove sono parcheggiati elicotteri, aerei da guerra e sistemi di difesa aerea russi. Ma il danno più grave contro i russi l’ha fatto il missile Sarmat, il super missile noto come Satan II nella terminologia della Nato, che costituisce una pietra miliare della visione di superiorità nucleare di Putin. Il missile balistico intercontinentale era pronto per il lancio al Cosmodromo di Plesetsk, nel nord-ovest della Russia, circa 800 chilometri a nord di Mosca, ma il test si è concluso con un fallimento catastrofico. Putin sostiene che i Satan II sono già in dotazione alle forze armate russe, ma finora solo una volta i test del missile sono andati bene, nell’aprile del 2022, da allora questo è almeno il quarto test fallito. Sullo sfondo delle continue minacce nucleari di Putin il fallimento di Satan II non può che essere una buona notizia, ma allo stesso tempo dimostra quando Mosca ci stia investendo e quindi dà a Zelensky la leva per chiedere che gli Usa e l’Europa non rallentino gli aiuti.

GLI AIUTI

Fedele alla lezione romana del “si vis pacem, para bellum”, dunque, Zelensky porta il suo piano di pace pur mentre chiede agli USA ulteriori aiuti militari e umanitari, in particolare gli Atacms i missili gemelli degli Storm Shadows che il Regno Unito già fornisce a Kiev. Il “Piano di Vittoria”, ha detto in una intervista prima di partire da Kiev, è stato concepito per essere deciso tra ottobre e dicembre 2024, cioè prima che Biden lasci la Casa Bianca. Zelensky ha detto che Biden potrebbe «rafforzare l’Ucraina e adottare decisioni importanti per rendere l’Ucraina più forte e proteggere la sua indipendenza mentre è ancora il presidente degli Stati Uniti». Sa bene, invece, che Trump ha una posizione più ambigua rispetto al supporto militare al suo Paese. Durante la campagna elettorale l’ex presidente ha dichiarato che potrebbe ridurre o condizionare l’assistenza militare, e ha anche detto di voler negoziare una «rapida fine» della guerra, che molti temono significhi nel suo caso di offrire concessioni territoriali significative alla Russia.

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