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Molfetta, i boss si sfidano in un club: rissa e spari, uccisa la 19enne Antonia Lopez

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La notte in cui è stata uccisa Antonia Lopez, barese di 19 anni, nel lido Bahia Beach di Molfetta, la musica non è più ripartita dopo l'aggressione a colpi d'arma da fuoco. E la serata intitolata "Hasta el Amanecer, fluo edition", organizzata per salutare l'estate '24, è stata interrotta. In tanti se ne sono accorti: il rumore degli spari, «forse esplosi da una mitraglietta» o da un revolver - è l'ipotesi a cui stanno lavorando gli inquirenti - si è sentito nitidamente e uno ha centrato mortalmente la 19enne, colpita alla giugulare e spirata sul colpo. E quando sul posto sono arrivati gli operatori del 118, si sono resi conto subito che per lei, incensurata del rione San Girolamo di Bari, ma legata agli ambienti della mala barese (era la nipote di Ivan Lopez, assassinato sul lungomare del suo quartiere tre anni fa), non c’era più nulla da fare. Quattro i feriti. E tra questi il 20enne Eugenio Palermiti, nipote omonimo del boss, sul quale si concentrano le indagini, avviate dalla Procura di Trani, e affidate all’Antimafia di Bari, proprio per il presunto coinvolgimento di esponenti del clan di Japigia.

L'ipotesi, infatti, è quella di un regolamento di conti tra clan mafiosi rivali. Proprio Palermiti, nei giorni scorsi, forte dell'esuberanza dei suoi 20 anni e della voglia di dimostrare la sua caratura criminale, avrebbe tentato di intimidire qualcuno in un rione dove la presenza dei Palermiti non è tollerata. Per fare questo avrebbe usato metodi mafiosi, degni di un boss. E ieri ci sarebbe stata la risposta dei rivali, tutt'altro che intimiditi, con un gesto clamoroso che ha portato alla morte della ragazza che lo accompagnava, al ferimento dello stesso rampollo, del suo autista e di altri due giovani.

Altri due agguati con feriti tra marzo e aprile a Bari, l’omicidio del boss Lello Capriati a Pasquetta e poi cinque discoteche e ristoranti sul mare misteriosamente, ma nemmeno troppo, andati a fuoco poco prima che l’estate scoppiasse e, con lei, la stagione degli incassi più pesanti per chi di movida e turismo vive. La feroce sparatoria sul litorale a nord di Bari non è un caso isolato, non è un fulmine a ciel sereno: le avvisaglie che la pax mafiosa stesse per cedere c’erano state tutte.

E proprio per cercare di far luce sulla morte della ragazza di 19 anni, nella caserma di via Vittime di Nassiriya, a Molfetta, sede della Compagnia, la giornata di ieri è stata un viavai di legali, investigatori e testimoni. I quali, davanti al pubblico ministero antimafia Federico Perrone Capano, hanno ripercorso quella notte drammatica, dal momento in cui «quel gruppo è entrato nel locale», le parole del proprietario Nicola Spadavecchia, fino a quando la 19enne, ormai priva di vita, è stata raggiunta dal 118. I buttafuori del club sulla spiaggia molfettese, in contrada Torre Rotonda, molto frequentata non solo dai giovani della zona, ma anche del capoluogo, erano tutti fuori al momento dell’aggressione. In pista non c’era nessuno. «La sicurezza è intervenuta - ha aggiunto il titolare - ma ormai era tardi». Troppo tardi.

I FATTI

Erano le 2.45 quando, per motivi ancora oscuri, ci sarebbe stata una lite tra due gruppi di giovani. Il preambolo, forse, intorno all’una di ieri in un altro locale notturno sulla costa di Giovinazzo, dove due gruppi di giovanissimi si sarebbero fronteggiati anche a colpi di bottiglie di vetro, ma del presunto episodio non c’è traccia nei mattinali delle forze dell’ordine. A Molfetta, invece, dalle parole ai fatti il passo è stato breve e la lite è poi degenerata quando qualcuno, ad un tratto, ha estratto un’arma, «forse una mitraglietta»: l’uomo che, presumibilmente, all’ingresso del locale, la nascondeva sotto la giacca, incurante della presenza di altri giovani, avrebbe iniziato a sparare all’impazzata. Sono stati «numerosi» - secondo gli investigatori - i colpi di arma da fuoco esplosi.

LA VITTIMA

La vittima, nipote paterna di Ivan Lopez, 31enne assassinato sul lungomare di San Girolamo il 29 settembre 2021, nell’ambito di contrasti tra i gruppi mafiosi Strisciuglio, Palermiti e Capriati, è deceduta per uno shock emorragico: le ferite sul suo corpo sarebbero diverse e concentrate per lo più sul tronco. Quella mortale che ha provocato una forte perdita di sangue, sarebbe dovuta ad un solo proiettile che l’ha centrata alla spalla con conseguente rottura di alcuni vasi sanguigni afferenti all'aorta. Altre lesioni, invece, sarebbero state provocate dai cosiddetti «proiettili secondari», ovvero da frammenti di pallottole. Gli altri colpi, invece, hanno finito per ferire altri quattro ragazzi che erano con lei, in quel momento, tra cui Eugenio Palermiti, 20enne figlio di Gianni e nipote omonimo de «U ‘Nonn», considerato con il grado di «nona» l’altro boss di Japigia, trasportato al pronto soccorso dell’ospedale don Tonino Bello di Molfetta e poi trasferito al Policlinico di Bari dove, ieri, ha dato in escandescenze e ha distrutto le suppellettili del reparto, tra cui un computer. Anche gli altri tre feriti, il 20enne Francesco Crudele, autista di Palermiti, il 21enne Gianmarco Ceglie e il 26enne Davide Rana, tutti di Japigia, sono finiti al Policlinico, e sono stati già ascoltati dagli investigatori. Dei ricoverati dopo l’agguato, due si trovano nel reparto di Ortopedia e l’altro in Chirurgia plastica, ma le loro condizioni non sono gravi. Uno ha riportato la frattura di un gomito, un altro ha problemi ad un ginocchio dovuti alla probabile presenza di frammenti di un proiettile mentre il terzo ha una ferita ad un avambraccio. Al vaglio i filmati delle telecamere di videosorveglianza del Bahia Beach, nel frattempo finito sotto sequestro, che potrebbero aver ripreso il killer.

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