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«Nonostante i proclami di chi sulla rete ha promosso questo raduno violento, non c’è stata nessuna manifestazione politica, ma solo devastazione». All’indomani degli scontri in centro città e dell’attacco alla sinagoga, il sindaco di Bologna Matteo Lepore connota gli incidenti come vandalismo fine a sé stesso.
Non siamo di fronte a una possibile saldatura fra collettivi antagonisti e migranti di seconda generazione?
«Questo non so dirlo, sabato sera a Bologna non c’è stato nessun corteo, ma persone che si sono organizzate sui social e subito si sono messe a devastare e a incendiare cassonetti. Difficile stabilire chi siano i protagonisti, anche se conosciamo le reti dei collettivi studenteschi, da sempre protagoniste di manifestazioni antagoniste, e i comitati spontanei per Ramy».
C’è di che preoccuparsi?
«Nel nostro Paese ci sono forti tensioni politiche e sociali da un anno: a volte cortei, a volte queste fiammate quasi inspiegabili, poi le sfilate di Casa Pound e dei Patrioti. E qualcuno che tende a strumentalizzare: il dibattito politico non ci va leggero e cerca capri espiatori, quando servono invece appelli alla calma e unità fra le istituzioni per abbassare la tensione. Bene ha fatto il questore di Bologna a dire che l’altra sera si trattava di violenza per la violenza, poi le indagini diranno di più. A oggi, sembra violenza gratuita mascherata da un movente politico, da condannare in ogni caso. Senza l’intervento molto professionale di polizia e vigili del fuoco, bersaglio anche loro di sassaiole, la situazione sarebbe stata ben peggiore».
A proposito dei danneggiamenti alla sinagoga, esponenti della comunità ebraica sostengono che la sua condanna non basta e che servono altri comportamenti, a cominciare dalla rimozione della bandiera palestinese dal municipio. Come risponde a queste critiche?
«Sono molto rammaricato, perché tengo molto ai rapporti con la comunità ebraica e d’altra parte sono stato io stamattina (ieri, ndr) a denunciare l’accaduto. Poi si capirà se fosse un vero attacco organizzato o un gesto di vandalismo come nelle altre strade coinvolte. In certe dichiarazioni ho notato una chiave strumentale che lascio a loro, aggiungo solo che sia la pace sia i diritti umani restano un nostro impegno. Non credo proprio che sia questa la causa, è una lettura totalmente sbagliata».
Insulti all'Italia e alla polizia durante il Capodanno in piazza Duomo a Milano
Il decreto sicurezza prevede un giro di vite alle modalità di manifestare, qualcuno invoca nuove misure a maggiore protezione delle forze dell’ordine, lei che ne pensa?
«La priorità è abbassare la tensione, ma le leggi per cui le persone fermate dopo gesti violenti possano essere perseguite ci sono già. Ciò che manca è l’azione di prevenzione: da un lato serve attività di intelligence nelle nostre periferie, in un dialogo costante fra sindaci e ministero dell’Interno. Dall’altro un’opera di educazione dei giovanissimi, perché c’è un tentativo palese di costituire bande per strumentalizzarli. Occorre ascoltare le parole del padre di Ramy: nessuna vendetta, ma trasparenza e giustizia».
Cos’altro?
«Servono segnali ai ragazzi di seconda generazione: devono sentirsi parte della nostra comunità ed essere dotati di mezzi adeguati, altrimenti cadranno in nuove strumentalizzazioni. L’abbiamo già visto in Francia, ma a qualcuno interessa che le fiamme si spengano?».
Perché, chi ha interesse ad appiccare l’incendio?
«La storia italiana insegna che c’è chi vuole trovare truppe per la propria causa, che si tratti dei collettivi da una parte o di quanti vogliono tenere il Paese in uno stato di tensione dall’altro».
Parla di uno schieramento politico preciso?
«Purtroppo il populismo è trasversale, si fa a chi la spara più grossa e violenta con dichiarazioni muscolari che parlano solo alla pancia. Il vecchio trucco è raccogliere consenso puntando sulla tensione».
Che parte hanno i social in tutto questo?
«Le piattaforme social non sono neutre, lo abbiamo visto anche in occasione di elezioni in Europa. Qui a Bologna, per tornare a quanto è successo sabato, il raduno è stato promosso su internet».
In che direzione bisognerebbe muoversi per prevenire situazioni come queste?
«Si inaspriscono le pene e si riempiono le carceri, ma i problemi rimangono. Bisogna pensare al lungo periodo, non solo all’immediato. Noi, come Comune di Bologna, siamo disponibili a lavorare con il governo su queste tematiche».